martedì 28 gennaio 2014

Io confesso

22 Ottobre 2013

I papà hanno sempre un modo peculiare di giocare con i loro figli. Come definirlo?
Pe-ri-co-lo-so...
Non credo di essere l'unica a cui vengano i sudori freddi ogni volta che vede la sua dolce metà, la luce dei suoi occhi, far saltare la propria prole fino al soffitto per riprenderla poi al volo.
"Oddio, prima o poi il soffitto lo prende"
O quando tiene in braccio il pupo tutto storto, con la testina che pende e sporge e passa così da una stanza all'altra:
"Oddio, prima o poi lo stipite lo prende"
Non credo nemmeno di essere l'unica che raccomanda in continuazione di fare attenzione:
"Attento alla testa, al braccino, al piede, alla mano, alla maniglia, allo spigolo del tavolo, tiragli giù la maglietta che c'è lo spiffero, ma com'è che in braccio tuo è sempre nudo??"


Io mi copro gli occhi per non guardare. Ma loro cascano dalle nuvole e si risentono perché dal loro punto di vista agiscono in totale sicurezza ed autocontrollo: "Credi che metterei in pericolo MIO FIGLIO?!"
E pronunciano le ultime parole come se tu non avessi preso parte al processo, ma fossi una che passava di lì per caso.
Però non è mai successo niente, devo dargliene atto, mentre - lo confesso - quella che provoca incidenti sono solo io.
Tipo quella volta che l'ho messo nel marsupio e gli ho pizzicato una coscia con la cinghia e gli è rimasto il segno per giorni;
o quella volta che, lavandolo, gli ho fatto dare una craniata al rubinetto;
o come quella, spaventosa, in cui, mentre lo rimettevo a letto, non so ancora come, mi è scivolato e per evitare che cadesse di testa, gli ho fatto fare un salto carpiato, un giro della morte completo ed è atterrato, sano e salvo, dalla parte opposta. Voto dei giudici delle Olimpiadi di nuoto: 10. Anni di vita persi per la paura: 10.
La ghiandola del senso di colpa che si centuplica.
Mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa.



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